INTERVISTA IMPOSSIBILE A ... RITA LEVI MONTALCINI

 


Rita Levi-Montalcini è stata una neurologa italiana e ha vissuto per 103 anni, dal 1909 al 2012.

Negli anni cinquanta, con le sue ricerche, scoprì e illustrò il fattore di accrescimento della fibra nervosa, noto come NGF, e per questo nel 1986 ottenne il premio Nobel per la medicina. 

È stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia accademia delle scienze e il 1º agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi "per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale".

Gentile Signora Montalcini, è un onore incontrarla.

La sua vita è un esempio per tutti noi.

Com’è stata la sua infanzia?

Ho vissuto la mia infanzia a Torino, in un ambiente familiare tranquillo e amorevole.

Che cosa ha imparato dai suoi genitori?

A mio padre come a mia madre debbo la disposizione a considerare con simpatia il prossimo, la mancanza di animosità e una naturale tendenza a interpretare fatti e persone dal lato più favorevole. 

Qual era il suo obiettivo nella vita?

Conoscere e studiare. Sono andata contro persino a mio padre per raggiungere questo obiettivo!

Come mai?

Mio padre era convinto che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di una moglie e di una madre. Per lui, io sarei dovuta diventare una brava donna di casa e rinunciare a tutto il resto.

Nonostante la sua opinione, nell'autunno del 1930 decisi di studiare medicina all'Università di Torino.

Perché scelse Medicina?

La scelta di medicina fu determinata dal fatto che in quell'anno si ammalò e morì di cancro la mia amata governante Giovanna Bruatto.

Era felice di studiare?

Ero molto felice di fare lavorare il mio cervello per trovare le soluzioni utili a migliorare la vita delle persone.

Non ho mai smesso di impegnarmi, anche dopo leggi razziali del 1938.

In quanto ebrea, io e la mia famiglia fummo costretti a emigrare nel marzo del 1939 in Belgio. Fui ospite dell'istituto di neurologia dell'Università di Bruxelles dove continuai gli studi sul sistema nervoso.

Il giorno prima di Natale del 1939, insieme alla mia famiglia tornai in auto dal Belgio a Torino, dove, durante l'inverno del 1940, allestii un laboratorio segreto nella mia camera da letto per proseguire le mie ricerche sugli embrioni di pollo. L'obiettivo era capire il comportamento del sistema nervoso dopo la rimozione di organi e di tessuti.

Come ha vissuto durante la Seconda guerra mondiale?

La mia famiglia e io siamo sopravvissuti all'Olocausto rimanendo nascosti a Firenze, divisi in vari alloggi, sino alla liberazione della città, cambiando spesso abitazione per non incorrere nelle deportazioni. Una volta fummo salvati da una domestica, che ci fece scappare appena in tempo. 

Nell'agosto 1944 gli Alleati costrinsero i tedeschi a lasciare Firenze. Divenni allora medico presso il Quartier Generale anglo-americano. Venni assegnata al campo dei rifugiati di guerra provenienti dal Nord Italia, trattando le epidemie di malattie infettive e di febbre tifoide.

Era in corso un'epidemia di tifo, i malati morivano a decine. Facevo di tutto, il medico, l'infermiera, la portantina. Giorno e notte. È stato molto duro e ho avuto fortuna a non ammalarmi.

Come è continuata la sua vita dopo la guerra?

Terminata la guerra tornai con la mia famiglia nel 1945 a Torino dove ripresi gli studi accademici grazie all'aiuto di Giuseppe Levi.

Poi, mi trasferii negli Stati Uniti d'America, dove rimasi per molto tempo. 

Nel 1954, con il mio allievo biochimico Stanley Cohen, giunsi all'isolamento di una frazione nucleoproteica tumorale e all'identificazione di tale sostanza presente in quantità ingenti nel veleno dei serpenti e nella ghiandola salivare dei topi. Questa proteina viene sintetizzata da quasi tutti i tessuti e in particolare dalle ghiandole esocrine. Studiai la molecola proteica tumorale chiarificandone i meccanismi di crescita e di differenziazione cellulare e la definii come nerve growth factor (NGF). Essa si sarebbe dimostrata attiva sul differenziamento, il trofismo e il tropismo di determinati neuroni del sistema nervoso periferico e del cervello. La nostra ricerca è stata di fondamentale importanza per la comprensione della crescita delle cellule e degli organi e ancora oggi svolge un ruolo significativo nella comprensione del cancro e di malattie come l'Alzheimer e il Parkinson.

Per questo ha vinto il premio Nobel?

Sì, questa scoperta andava contro l'ipotesi dominante nel mondo scientifico che il sistema nervoso fosse statico e rigidamente programmato dai geni.

La scoperta dell'NGF è un esempio di come si possano estrarre ipotesi valide anche da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell'organismo.

Perché non ha voluto mai sposarsi?

La decisione di non sposarmi rispondeva alle mie esigenze di dedicarmi alla scienza. Avevo un giovane compagno che voleva sposarsi a tutti i costi, ma ho rifiutato il matrimonio.

Come è morta?

Morii per vecchiaia all’età di 103 anni. Felice di essere riuscita a studiare fino all'ultimo giorno.

Grazie mille del tempo che mi ha dedicato.

Karina Aguirre (1^F)

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