INTERVISTAIMPOSSIBILE A ... GRAZIA DELEDDA

Salve Signora Deledda,

è un onore incontrarla. 
Iniziamo subito per non perdere tempo prezioso ...

Quando è nata e dove?
Sono nata il 28 settembre 1871 a Nuoro, in Sardegna.

Cosa faceva nella vita?
Facevo la scrittrice. Vado fiera di questo titolo perché poche donne nella storia hanno scritto e sono diventate famose per questo.
Ho dovuto lottare per dare forma alle mie aspirazioni profonde, per rispondere alla voce interiore che mi chiamava irresistibilmente alla scrittura, soprattutto contro la piccola e chiusa società di Nuoro in cui il destino della donna non poteva oltrepassare il limite di «figli e casa, casa e figli».

Com'è nato il suo amore per la scrittura?
Probabilmente da mio padre, Giovanni Antonio Deledda. Egli era laureato in legge, ma non esercitò la professione. Agiato imprenditore e possidente, si occupava di commercio e agricoltura, ma si interessava di poesia e lui stesso componeva versi in sardo; aveva fondato una tipografia e stampava una rivista. 

E di cosa parlavano le sue opere?
Questa domanda mostra che tu non hai mai letto i miei libri ...

Colpita e affondata ... In realtà lei potrebbe spiegare meglio di me i suoi libri.
Va bene ... i miei libri spiegano quanto è difficile affrontare la vita. I miei protagonisti sono contadini e gli argomenti principali riguardano i loro amori e dolori.

Quando e come è morta ?
Sono morta nel 1936, dieci anni dopo aver ricevuto il premio Nobel. Sono morta a causa di un brutto tumore al seno che mi fu già diagnosticato in passato.

Come ha vinto il Nobel?
Grazie ai miei romanzi, che sono piaciuti in tutto il mondo.
Fui la prima donna italiana a vincerlo!!

Qual è il suo romanzo più conosciuto?
“Canne al vento”, che racconta delle vicende di alcune famiglie nobili nei villaggi della Sardegna.

E la sua famiglia com'era?
Vengo da una famiglia benestante, mio padre si laureò in legge e si dedicava al commercio. Anche lui scriveva poesie sarde. Mia mamma era molto severa e mi ha educato a essere una brava padrona dicasa.

Com’era il suo rapporto con la scuola?
Ho lasciato la scuola in quarta elementare, per poi essere seguita privatamente dal professor Pietro Ganga, un docente di lettere italiane, latine, greche, che parlava francese, tedesco, portoghese, spagnolo. Ganga mi impartì lezioni di base di italiano, latino e francese. Quella con Ganga fu anche un'amicizia diretta e profonda. Ho sempre amato leggere e scrivere.

Passiamo all'amore, ci può parlare del suo rapporto con Stanis Manca?
Stanis era una ragazzo davvero bello, alto e biondo e c’era una grande amicizia tra di noi. In verità, io lo amavo. Il mio era un amore vertiginoso e spesso disperato. Per un anno e mezzo io finsi solo amicizia, ma poi mi confessai, quasi lo gridai, nell'agosto del 1892. L'amicizia si interruppe, Manca mi  fece un biglietto di pace soltanto alla fine del 1899, poche settimane prima che io sposai  Palmiro Madesani, ma Stanis mi rimase per sempre nel cuore.

Come conobbe Palmiro?
Io e Palmiro ci siamo conosciuti a Cagliari, durante una festa mondana. Dopo soli due mesi di corteggiamento, io accettai  di diventare sua moglie. Ci sposammo a Nuoro l’11 Gennaio del 1900, per poi in seguito trasferirsi a Roma. Da qui il successo letterario con romanzi che trovarono floridi echi e felici spunti nel cinema e nel teatro.

Sei fiera di quello che hai fatto?
Sì molto, ho fatto molti sacrifici e ne vado fiera.
Ho raggiunto il mio sogno: narrare intera la vita e le passioni del mio popolo sardo, così diverso dagli altri, così vilipeso e dimenticato e perciò più misero nella sua fiera primitiva ignoranza.

Clemente Asia (1^F)




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