In attesa della riapertura ufficiale del 28 febbraio 2023, il Parco di Villa Durazzo di Genova Pegli sarà aperto sabato 18, domenica 19, sabato 25 e domenica 26 per delle visite guidate al camelieto storico.
Ci si può prenotare al sito
https://www.villadurazzopallavicini.it/.
Dia.Pa.So. N. invita tutti a partecipare perché è un'esperienza unica.
Il parco, Parco più bello d'Italia 2017, fu realizzato tra il 1840 e il 1846 per volere del nipote della marchesa Clelia Durazzo, Ignazio Alessandro Pallavicini, che ne affidò la progettazione e la realizzazione all'architetto Michele Canzio.
L'ambiente fu concepito come un percorso teatrale suddiviso in quattro diverse scene corrispondenti ad altrettanti luoghi reali del parco. Ciascuna scena è stata suddivisa in tre atti, per rappresentare un viaggio simbolico nell’anima dalle tenebre alla luce.
Prologo:
All'inizio il visitatore è immerso nella natura. Improvvisamente scopre una dimensione a cui non è più abituato. Il bosco di lecci del viale gotico mostra subito la forza delle piante sulle opere dell'uomo.
La chiesa gotica.
Bosco di Lecci.
Primo Atto: la forza della natura.
Prima scena: Ritorno alla natura.
Le opere dell'uomo si pongono in armonia con la natura. A metà del Viale classico, c'è la Coffee House (Sala Etrusca), un piacevole momento di ristoro.
Viale classico - giardino all'italiana.
Il Viale è dominato da queste piante: Lauro cocco, lauro ceraso, bosso e convallaria.
Lauro Cocco
Flora.
Pomona.
Arco di Trionfo.
Valete urbani labores / Valete procul animi impedimenta / Me supera convexa et sylvae et fonteis / Et quid quid est altiora loquentis naturae / Evehat ad Deum
(“Addio, preoccupazioni della città! State lontani, affanni dell’anima! Il cielo, i boschi, le fonti e tutto ciò che di sublime esiste nella natura mi elevano a Dio”).
Romitaggio (una baita di montagna contornata da alberi, agrifogli e felci).
Oasi mediterranea.
Fiore del Paradiso (Strelitzia).
Viale delle camelie.
Seconda scena: Il parco giochi (oggi spostato più avanti ...).
Terza scena: Il Lago Vecchio.
La cascata rappresenta la potenza ancestrale della materia.
Le acque torbide sono la coscienza da pulire.
Quarta e ultima scena del primo atto: La sorgente.
L'incontro con la natura ha portato il visitatore a scoprire se stesso.
L’arrivo alla polla pura e non più torbida rende lo pronto per allontanarsi dalla materia.
Recuperata dunque a pieno la dimensione naturale, è arrivato il momento di approcciarsi al futuro e di riflettere sul passato con sguardo rinnovato.
Secondo atto: la civiltà medievale cavalleresca.
Si entra nel mondo mediterraneo. Dominano infatti la vegetazione mediterranea e le opere dell'uomo.
Prima scena: Il Recupero della storia - Cappella di Maria.
Seconda scena: La Capanna svizzera, testimonianza del villaggio medievale.
Terza scena: Castello del Capitano.
Quarta scena: La Morte.
Alla fine del secondo atto, si trova il parco di diverimento.
La giostra medievale.
Un tempo il parco di divertimento era prima del Viale delle camelie, dopo l'oasi mediterranea.
Spostato da Teresa Pallavicini, figlia di Ignazio, nel 1886.
Terzo atto: Catarsi - l'Aldilà.
Dopo aver attraversato la natura e la storia dell'uomo, il visitatore può entrare in una dimensione più alta: l'Aldilà.
Prima scena: Discesa inferi.
Le grotte che costituiscono questa parte non sono sempre visitabili.
Seconda scena: Il Lago Grande.
E’ questo l’ambiente principale del parco dove, a sottolineare il raggiungimento della gioia e della massima rilassatezza, si notano architetture tipiche d’ogni parte del mondo: il ponte romano, l’obelisco egizio, il chiosco turco, la pagoda, insomma tutti i risultati migliori del sapere umano.
Terza scena: I giardini di Flora.
All’improvviso si entra in un rigoglioso viridario al centro del quale si staglia una ninfa, anch’essa scolpita, che spande i suoi fiori. Come alla fine di un bel sogno il risveglio avviene in un paradiso terrestre al quale la nostra anima è infine giunta.
Felici e rilassato, il visitatore è pronto per affrontare la quarta e ultima scena del suo viaggio interiore.
Quarta scena: La Rimembranza.
In quest’ultima zona del parco c'è il monumento al poeta ligure Gabriello Chiabrera e quello a Michele Canzio, che con le loro opere sono divenuti immortali.
Il dramma termina con una serie di giochi d’acqua che accompagnano verso l’uscita.
Che sia stato tutto uno scherzo? Oppure un invito a prendere la vita con il sorriso?
Nell'Esodo, cioè nell'ultima parte della visita, si possono ammirare il chiosco delle rose e il labirinto, dominato dalla Paulonia (una pianta anti-smog capace di assorbire circa 30 tonnellate di CO2 all’anno e dai fiori molto apprezzati dalle api) e dall'albero di Giuda ( chiamato anche Siliquastro), dalle caratteristiche foglie a cuore.
Infine, si incontra il momenumento più antico della Villa, fatto costruire dalla marchesa Clelia Durazzo, che già alla fine del Settecento, prima che suo nipote Ignazio facesse costruire il resto del parco, aveva fatto costruire delle grandiose serre, purtroppo oggi vuote e chiuse: il monumento del coccodrillo e dell'aquila.
L'aquila e il coccodrillo sono due simboli difficili per noi da interpretare.
L'aquila potrebbe rappresentare Marte (la guerra), il cocodrillo Saturno (il tempo), ma le interpretazioni sono molte.
Il coccodrillo, presente anche in ambito alchemico, rappresenta il mercurio e il ruolo del fornello dell’alchimista che aveva la funzione di scomporre le parti solide del minerale da quelle volatili: un simbolo di separazione.
Secondo la tradizione indiana, l’aquila come talismano aiuta ad avere visioni ed essere illuminato, a sviluppare le capacità tipiche di quest’uccello come la capacità di difendere, la costanza, la forza, l’agilità, la velocità, la capacità visiva di osservazione e la percettività, di raggiungere un livello di comprensione elevato, di farci sentire uniti al Grande Spirito, di affidare i nostri problemi agli spiriti celesti per trovare soluzioni. Come amuleto ha lo scopo di proteggere dalla paura, dalle crisi di fede e, dal punto di vista materiale, di proteggerci dai fulmini.
Maonia.
Il Palazzo Grimaldi è il nucleo attorno al quale si è sviluppato nel tempo il complesso Pallavicini.
Alla fine del settecento il palazzo e la proprietà appartenevano al marchese Giuseppe Grimaldi, marito della marchesa Clelia Durazzo, fondatrice dell'Orto Botanico. Nel 1837, alla morte della marchesa, la proprietà passò a suo nipote Ignazio Alessandro Pallavicini che nel 1840 iniziò una vasta opera di ristrutturazione con la creazione del parco.
Dal 1928 per volere di Matilde Giustiniani, discendente del marchese Ignazio Pallavicini, il complesso di Villa Durazzo Pallavicini appartiene al Comune di Genova: la nobildonna infatti sognava che il parco fosse accessibile alla cittadinanza e, in cambio di questa promessa, lo donò alla città.
Grati di questo dono, non perdiamo l'occasione di ritrovare le energie nella natura!
La redazione di Dia.Pa.So.N. News
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