INTERVISTA IMPOSSIBILE A ... KATHARINE GRAHAM
Katharine Graham fu la prima donna a dirigere una grande casa editrice di un importante quotidiano americano. Diresse il giornale di famiglia, "The Washington Post", per oltre due decenni, guidandolo nel periodo di maggiore fama, quando raccontò lo scandalo Watergate, che portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon.
Quali sono state le sue emozioni quando ha scritto il suo primo articolo?
Le mie emozioni erano forti perché non era un lavoro comune tra le donne e mi ero fatta avanti per portare le donne a pari con gli uomini.
Come era il rapporto con i suoi genitori?
Sono cresciuta principalmente con tate, governanti e tutori dato che i miei genitori viaggiavano molto per lavoro. Nacqui nel 1917 in una famiglia benestante di New York, da Agnes Elizabeth Ernst e Eugene Meyer, un finanziere e, più tardi, il presidente della Federal Reserve; mio nonno era Marc Eugene Meyer, importante finanziere egli stesso; e il mio bisnonno era il rabbino Joseph Newmark.
Non ho mai avuto un buon rapporto con mia madre, e purtroppo questo ha avuto un impatto negativo sulla mia autostima.
Com'è è nata la sua passione per il giornalismo?
Grazie ai miei genitori.
Mio padre comprò "The Washington Post" nel 1933 da un'asta fallimentare. Mia madre era una bohémien intellettuale, amante dell'arte e attivista politica nel Partito Repubblicano, in rapporti amichevoli con persone famose per svariate ragioni, come Auguste Rodin, Marie Curie, Thomas Mann, Albert Einstein ed Eleanor Roosevelt. Lavorava come giornalista in un momento storico in cui la professione non era comune tra le donne.
Il loro esempio è stato per me fondamentale.
Dove ha studiato?
Ho frequentato la Madeira School e poi il Vassar College e poi ho frequentato l'Università di Chicago.
Poi ha lavorato nel giornale di famiglia?
Dopo la laurea lavorai per un breve periodo in un giornale di San Francisco. Iniziai a lavorare per il Post nel 1938.
Come era il rapporto con i suoi colleghi?
Essendo l'unica donna ad avere una posizione così alta in una casa editrice non è stato facile farmi prendere sul serio da molti dei miei colleghi e dipendenti, inoltre molti non avevano fiducia nelle mie capacità.
Quando suo padre, Eugene Meyer, affidò la gestione del giornale a suo marito, Philip Graham, ci rimase male?
Lungi dal preoccuparmi che mio padre pensò a mio marito e non a me, mi ha fatto piacere. Infatti, non mi è mai passato per la mente che potesse considerarmi come qualcuno che avrebbe accettato un lavoro importante sul giornale.
Poi però venne il suo turno.
Purtroppo sì. Divenni direttrice del giornale nel 1963 dopo il suicidio di mio marito.
La vigilia di Natale del 1962 scoprii che mio marito aveva una relazione con Robin Webb, una giornalista australiana di "Newsweek". Philip dichiarò che avrebbe divorziato da me per mettersi insieme a Robin. Durante una conferenza stampa a Phoenix, Philip apparentemente ebbe un esaurimento nervoso. Fu sedato, riportato a Washington, e trasferito nella struttura psichiatrica di Chestnut Lodge vicino a Washington. Il 3 agosto 1963 si suicidò con un fucile nella nostra residenza "Glen Welby".
Grazie a lei e al suo coraggio sono emersi gli scandali Pentagon Papers e Watergate, che affosseranno il presidente Nixon. È pentita?
Ho deciso di pubblicare i Pentagon Papers, cioè un rapporto riservato e top secret di settemila pagine di documenti provenienti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, raccolti da Robert McNamara, segretario della Difesa tra il 1961 e il 1968, perché contenevano le bugie, i casi di corruzione e le vere opinioni sulla guerra del Vietnam di Presidenti e ufficiali dell’esercito.
Erano stati copiati e diffusi da Daniel Ellsberg, un ex militare, e sono stati pubblicati per la prima volta sul "New York Times" il 13 giugno 1971. Il presidente Richard Nixon ricorse alla Corte Suprema per impedire al "Times" di continuare a pubblicare i Pentagon Papers.
Approfittai dello stallo del "New York Times" per pubblicare il resto del rapporto. Pubblicare significò mettersi nei guai con la giustizia e tradire l’amico McNamara, ma anche volle dire informare i cittadini su chi sono veramente i politici che li governano, smascherare le innumerevoli bugie che hanno comportato la morte di migliaia di americani in Vietnam. Volle dire fare giornalismo.
Ebbi lo stesso coraggio nel 1972, quando si scoprì che uomini legati ai repubblicani avevano installato delle cimici nella sede del Partito Democratico al fine di capire le strategie avversarie. Nixon tenterà di insabbiare tutto, senza riuscirci.
Qual è la sua convinzione per un rapporto migliore tra politica e stampa?
Credo che la democrazia prosperi quando il governo può compiere legittimi passi per mantenere i suoi segreti, e quando la stampa può decidere se pubblicare quanto sa.
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