INTERVISTA IMPOSSIBILE AL DIO POSEIDONE

 


C.   Buongiorno sono Christian Peveri, lei come si chiama?

P.    Buongiorno, sono Poseidone, ma i romani mi chiamano Nettuno.

C.   Piacere di conoscerla.

P.    Il piacere è mio.

C.   Chi è lei ?

P.    Io sono uno dei 12 Dei dell’Olimpo, e nell’iconografia classica vengo ritratto alla guida di un carro trainato da cavallucci marini o da cavalli capaci di correre sul mare. Spesso sono rappresentato insieme a delfini e con in mano il mio tridente.

C.   Dove è nato ?

P.    Intorno al 500 a.c nella antica Grecia sono figlio di Crono e di Rea, sono stato allevato dai Telchini sull’isola di Rodi, e dalla figlia dell'Oceano, Cefira,  e come tutti i figli di Crono, fui divorato da lui ancora in fasce, perché temeva, secondo l’annuncio di un antico oracolo, di generare un dio capace di spodestarlo: quando Zeus, mio fratello,  con l’aiuto di Rea, costrinse Crono a vomitare i figli celati nel proprio ventre e ne rovesciò per sempre il potere, io fui liberato insieme ai miei fratelli e partecipai quindi, insieme a Zeus e ad Ade, alla spartizione del dominio sull’universo. Mi toccarono in sorte i mari e le acque. Originariamente ero il dio dell'acqua, "Possessore della terra" e del terremoto, (Scuotitore della terra), solo successivamente fui associato al mare.La mia consorte è Anifrite, è una nifea marina.     

C.   Che cosa fa?

P.    Sono il padrone incontrastato delle acque, dei mari e degli oceani, posso proteggere i marinai durante la navigazione, facendogli trovare un mare calmo e tranquillo, di trovare nuove e buone terre per l’approdo delle proprie navi, ma se mi fanno arrabbiare, posso provocare tempeste marine, con la mia arma che è il Tridente, con il quale posso  dare vita a nuove sorgenti d'acqua e cavalli (dalla schiuma del mare). Posso provocare maremoti colpendo la terra con il  tridente, generando anche terremoti e tempeste marine. 

C.  Interessante, ha dei figli?

P.   I miei figli sono i Tritoni, hanno metà corpo di pesce e metà uomo. Vengono trasportati sopra le acque da cavalli, e scatenano oppure placano tempeste turbolente. Oltre ai Tritoni, ho altri figli: Arione è un cavallo, ma profera parole umane ed ha piedi simili a gambe umane; Pegaso, che è stato generato dal sangue della Medusa, è un magnifico cavallo alato; il Ciclope Polifemo, un gigante dal corpo enorme, ha un unico occhio al centro della fronte. Anche Anteo è mio figlio, un lottatore feroce e senza limiti: infatti, anche ferito in maniera mortale, sta di nuovo bene e recupera la forza. 

C. Lei come suo fratello Zeus è un donnaiolo?

P.  Ebbene, sì, ho avuto molte amanti, donne e uomini e non ho risparmiato neanche i parenti come la nipote e Anfitrite, mia moglie, ha sempre sopportato la mia infedeltà; Tranne per quella volta che fui attratto dalla ninfa Scilla, in cui mia moglie gettò delle erbe velenose nella sorgente del fiume dove la ninfa si lavava e Scilla venne trasformata in un mostro spaventoso.

C. Lei è molto legato con il Dio Apollo?

P. Si io sono molto legato ad Apollo, dio del sole, Figlio di Zeus e Leto. Prima di tutto perché grazie ai miei poteri ho fatto emergere una terra per far partorire sua madre Leto, dopo che Era aveva scoperto il tradimento di Zeus, ordinò a tutte le terre di non concedergli un posto dove partorire e Zeus chiamò me per risolvere il problema; Ma anche perché io ero il custode dell’ Oracolo di Delfi, prima che Apollo ne assumesse il controllo totale.

C. Mi dica com'è finito il litigio tra lei e la dea Athena per il dominio dell'attica?

P. Sotto il regno di Cecrope, la dea Athena si batté contro di me, fratello di Zeus e signore del mare, per conseguire il patronato sull’Attica. Avrebbe vinto chi avesse fatto agli abitanti il dono più bello. Io allora colpiì il terreno con il mio tridente e feci balzare fuori il cavallo, animale meraviglioso, imbattibile nella corsa, possente in battaglia. Ma Athena fece di meglio. Batté infatti  il suolo con la sua lancia e ne fece germogliare una pianticella dalle foglie d’argento che produsse ben presto piccole e apparentemente insignificanti bacche scure. Era l’ulivo: la pianta più nobile fra quelle che crescono sulle sponde del Mediterraneo. Dai suoi frutti si ricava uno dei prodotti della terra in assoluto più preziosi: l’olio di oliva, che gli antichi usavano come alimento e come combustibile. Quindi vinse Athena per giudizio degli abitanti. Da allora il suo santuario, il Partenone, sorge sull'acropoli di Atene.

C. C’è qualcosa che proprio non sopporta?

P. Si, io non sopporto la città di Troia. Il mio odio per Troia e per i suoi abitanti rimonta al passato della città, quando io, insieme ad Apollo, ho aiutato il re Laomedonte a costruire le mura urbane, venendo quindi ingannato sul compenso: per vendetta, inviai contro Troia e il suo re un mostro marino.

C. Mi hanno detto che odia Ulisse?

P.  E’ vero, ho fatto di tutto per impedire ad Ulisse di ritornare ad Itaca dalla moglie Penelope, e ho i miei buoni motivi. Ulisse quando arrivò sull’isola dei Ciclopi ( un piccolo arcipelago della attuale Sicilia) , ha voluto avventurarsi nella grotta di mio figlio Polifemo che ha divorato alcuni dei suoi uomini e poi per riuscire a scappare lo ha prima ubriacato e poi lo ha accecato da un occhio quando dormiva. Come se non bastasse, ha fatto condannare a morte mio nipote Palamede con delle false accuse. 

C. Grazie, è stata una bella intervista, un'ultima curiosità, secondo lei cosa è rimasto ancora oggi del suo mito ?

P.  Ne indico due, la Posidonia, una pianta marina endemica del Mediterraneo che forma delle praterie sottomarine e il Tridente, costruito per me dai Ciclopi per poter sostenere la guerra contro Crono e i Titani, un’arma terribile e affascinante, è stato ripreso un’infinità di volte in opere di letteratura fantasy, cinema, videogiochi.

Ad esempio nel quinto film della saga “Pirati dei Caraibi“, il tridente è un magico artefatto sulla cui ricerca si basa la trama intera della pellicola.

Il tridente di Re Tritone nella Sirenetta Disney è chiaramente ispirato al mio tridente.

Nel videogioco Assassin’s Creed Odissey è un’arma leggendaria che dona a chi lo possiede la capacità di respirare sott’acqua.


Christian Peveri (1^B)

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